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Sale!Sottotitolo: “Dai più comuni ai più complicati. La loro origine. Come si eseguono. A cosa servono”. Prima dell’impresa di Ashley, pochi avrebbero potuto ipotizzare l’esistenza di circa quattromila nodi, uno diverso dall’altro. E quei pochi avrebbero forse sconsigliato anche il tecnico più agguerrito di accingersi alla compilazione di un’opera che, per la sua mole, le difficoltà e la presunta aridità dell’argomento, non avrebbe invogliato alla lettura più di qualche decina di specialisti. Invece l’opera non solo è stata scritta e pubblicata nel 1944, ma da allora riscuote un grande e ininterrotto successo di pubblico. Il volume, corredato da oltre 7000 illustrazioni dei 3854 nodi descritti e da un glossario, rappresenta una guida preziosa non solo per il lettore in cerca di novità e curiosità ma anche, e soprattutto, per l’esperto marinaio, l’appassionato di nautica, per coloro che pensano di conoscere tutte, o quasi, le furberie, i misteri e i miracoli della noderia.
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"Nell'inverno del 1946 Camus mi aveva chiesto uno studio sull'azione" scrive Simone de Beauvoir nella sua opera autobiografica "La forza delle cose", del 1963 "l'accoglienza riservata a Pirro e Cinea m'incoraggiava a tornare alla filosofia. D'altra parte quando leggevo Lefebvre, Naville, Mounin, sentivo il desiderio di replicare. Incominciai così, in parte contro di loro, Per una morale dell'ambiguità. Di tutti i miei libri è quello che oggi mi irrita di più. La parte polemica mi sembra valida. Certo, ho perduto del tempo a combattere obiezioni futili; ma allora l'esistenzialismo veniva considerato come una filosofia nichilista, miserabilista, frivola, libertina, disperata, ignobile: bisognava pur difenderlo." Il libro, uscito nel 2000, viene riproposto in questa nuova edizione arricchita da una nota biografica sull’autrice e da una straordinaria appendice iconografica sui protagonisti dell’esistenzialismo (da Sartre a Jaspers, da Camus a Heidegger, da Marcel alla stessa de Beauvoir) che ha dominato negli anni Quaranta e Cinquanta la filosofia e la letteratura europee.
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Il fattore Borges è un saggio di lettura, un manuale di istruzioni per orientarsi nella labirintica letteratura di Jorge Luis Borges. Con questo libro Alan Pauls va alla ricerca di quel «fattore» che rappresenta il marchio di fabbrica dell’autore argentino più grande di tutti i tempi. Cos’è che rende borgesiano ogni scritto di Borges? Esiste un elemento realmente identificativo di uno stile, di un modo di essere nel mondo? Com’è ovvio, non c’è un solo fattore Borges, ma tanti: tanti quante le sfaccettature che l’autore assume, illuminato dalla lente d’ingrandimento critica di Pauls. Alternando gli arcani della scrittura e gli eccessi della figura pubblica, Pauls ci restituisce un ritratto affascinante e indimenticabile del padre della letteratura argentina contemporanea.
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EsauritoFUORI CATALOGO - LIBRO NUOVO La sola autobiografia esistente di Amália Rodrigues, la regina del fado. Una vera e propria confessione fatta dalla grande artista a Víctor Pavão dos Santos, giornalista e intimo amico della Rodrigues, che ne ha seguito da vicino le vicende, fin dai suoi esordi. Il risultato è un toccante diario intimo, scritto in prima persona, in cui l'autrice ripercorre tutta la sua esistenza, dalla nascita in una famiglia poverissima ai trionfi nei teatri di tutto il mondo, passando per i suoi grandi amori, la malattia, le paure, i pensieri e i ricordi più intimi, raccontati in uno stile semplice e suggestivo. L'opera è ampiamente illustrata con foto della cantante portoghese e include la sua discografia completa, la lista cronologica dei concerti e delle tournée e gli articoli più interessanti della stampa mondiale.
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Sale!Questa è l’affascinante storia di Giovanni “Gianni” Rusconi, alpinista di Valmadrera che ha realizzato un’impressionante serie di ascensioni invernali sulle più grandi pareti delle Alpi, tra il 1968 e il 1977. Una lunga stagione alpinistica che Gianni ha sempre condiviso con l’inseparabile fratello Antonio e con gli amici Crimella, Villa e Tessari dando vita al leggendario team dei “5 di Valmadrera”. Una storia di tenacia, di volontà e di amicizia.
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“La mamma e il babbo erano ancora due ragazzi quando si sposarono. Lui aveva diciott'anni, lei sedici, io tre". Dagli slums di Baltimora ai café society di New York, dagli studi di registrazione alle galere americane, dalla violenza del razzismo subìto all'affrancamento ottenuto attraverso il successo nel mondo dello spettacolo, dalle frequentazioni eccellenti all'inferno della dipendenza dalla droga, Billie Holiday insegue sempre un sogno di dignità umana, di qualità dell'esistenza puntualmente contraddetto dalla realtà. L'unico ambito in cui questa fatica di vivere e di combattere trova sublime compimento è la musica, e tutto il mondo sa quanto la voce di Billie Holiday testimoni vertigini di sensibilità che vanno oltre le canzoni.
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Chet Baker - musicista, eroinomane, pioniere del cool jazz della West Coast è sempre stato una figura tanto venerata e affascinante quanto misteriosa. Fino all'uscita di queste memorie, scoperte a dieci anni dalla morte, grazie alle quali possiamo ascoltare una volta per tutte la sua vera voce. Baker dominò la scena del jazz negli anni Cinquanta, lavorando a stretto contatto con musicisti del calibro di Charlie Parker e Stan Getz. Tuttavia nel decennio successivo si trovò risucchiato in una spirale sempre crescente di eroina, cocaina e droghe chimiche. Dentro e fuori dal carcere, passando di relazione in relazione, da una parte all'altra dell'Atlantico, in cerca di una sorta di riscatto: questo è il suo memoriale. Qui, alle reminiscenze della sua infanzia si susseguono le storie di donne, i ricordi da galeotto, la dipendenza raccontata con il gergo del tossico e - naturalmente - le mille esperienze nel mondo del jazz: in tutto l'arco della sua vita, infatti, Baker è sempre tornato a rifugiarsi nel conforto che la musica portava con sé, sotto l'ala accogliente delle placide note della sua tromba e dei sussurri sommessi della sua voce. Fino a questa preziosissima testimonianza autobiografica, le sue registrazioni erano tutto quello che avevamo. Ora Chet Baker ci lascia entrare nel suo mondo, oltre la musica, fino a raggiungere la sua anima.
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Sono qui raccolti per la prima volta tutti i principali scritti di Edward Hopper (Nyack 1882-New York 1967) - il maggior esponente del realismo americano - unitamente alle sue più significative interviste e alle più importanti testimonianze di coloro che lo conobbero. Sia le sue pagine, sia i racconti di critici e artisti che lo incontrarono - nello studio in Washington Square a New York, oppure a Cape Cod, nella casa affacciata sull'oceano che lui stesso aveva costruito all'inizio degli anni trenta - restituiscono un ritratto suggestivo e illuminante di uno dei maestri della pittura del Novecento. Hopper si riconferma una figura elusiva ed enigmatica, ma le sue rare dichiarazioni sono una chiave imprescindibile per conoscerne la personalità, le convinzioni, gli amori intellettuali. Il volume, uscito nel 2000, più volte ristampato, viene ora ripresentato in una nuova edizione rivista negli apparati e arricchita da una vasta appendice iconografica sulla vita e l'opera di Edward Hopper.
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"La fotografia è stata per me una grande passione, breve ma intensa; la Leica, il mio salvagente in una stagione di disillusione politica. Era la fine degli anni cinquanta, non esisteva scollamento, allora, tra pubblico e privato: i dubbi, le contraddizioni, le domande senza risposta su quel che restava del sogno comunista segnarono la nostra generazione. In me, poco più che trentenne, il segno fu tanto profondo da spingermi a lasciare non soltanto la redazione di “Vie Nuove” (il settimanale del Pci per il quale scrivevo dopo l’esperienza all’“Unità”) ma addirittura il giornalismo, nella convinzione che continuare a praticarlo avrebbe voluto dire tradire le mie idee e trasformarmi da militante comunista nel suo opposto. Preferii partire alla volta di Berlino e trasformarmi in fotografo giramondo. Per cinque anni non feci altro che viaggiare spiando i volti delle persone nei paesi più lontani. Poi i tempi cambiarono, e con essi, un po’ alla volta, anche le mie decisioni." Rea ha fotografato le condizioni di vita – spesso difficili – del Meridione italiano e di molti altri paesi, dal Giappone all’Irlanda, dalla Germania al Nepal. Nel 2012 il libro è stato Premio De Sanctis Frecciarossa per la saggistica di viaggio.
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Che la nevrosi, oltre che provocare disagio, possa caratterizzare e influenzare positivamente la produzione artistica non è idea nuova. In questo libro Franco Mongini indaga se e in che misura una espressione della nevrosi e della follia possa essere individuata nelle opere letterarie di due grandi scrittori quali Carlo Emilio Gadda e Dino Campana, che hanno manifestato nel corso della loro vita segni di disagio mentale di diversa natura.
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Lungamente annunciato negli Stati Uniti e attesissimo dagli appassionati di jazz, Fulmini a Kansas City è il primo capitolo della biografia che lo studioso e narratore afroamericano Stanley Crouch ha dedicato a Charlie Parker, il più grande sassofonista di tutti i tempi. Frutto di studi pluriennali, di ricerche e interviste sul campo, e animato da una prosa brillante e immaginifica, il libro ricostruisce la vita leggendaria di «Bird» negli anni che vanno dalla nascita nel 1920 fino al 1940: l’infanzia nella Kansas City dominata dalla malavita di Tom Pendergast e dallo swing delle territory bands; il rapporto con una madre iperprotettiva e allo stesso tempo troppo permissiva; il matrimonio a soli sedici anni e una paternità troppo precoce; la fascinazione per la musica, il cinema, la tecnologia, l’avventura; l’incontro drammatico con la droga; il trasferimento, infine, a New York, capitale del jazz moderno, con cui si sarebbe aperta la seconda, più matura fase della vita di Parker. A metà fra il saggio e il racconto, fra l’affresco di un’epoca e il romanzo di formazione, Fulmini a Kansas City è un vividissimo quanto inedito «ritratto dell’artista da giovane».
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Wolfgang Amadeus Mozart, Wolfi, e la sorella Maria Anna, Nannerl, più grande di cinque anni, erano due bambini prodigio. Vivevano da sopravvissuti in una casa di Salisburgo da cui erano già uscite numerose piccole bare bianche. Su tutti regnava il padre Leopold, che aveva deciso che i suoi bambini sarebbero cresciuti nel culto della musica. Che lui amava intensamente e da cui si sentiva tradito. Tra quelle pareti, fredde e trascurate, la musica era allo stesso tempo il segno di un dolore acuto e la speranza dell'agognata ricchezza, oltre che occasione di riscatto sociale e personale. Leopold aveva in fretta capito che le doti che a lui erano mancate il destino le aveva riversate sui due figli. La musica gli avrebbe aperto i salotti delle più belle corti d'Europa. E lì Wolfi e Nannerl, "bambini abbigliati da adulti", avrebbero trasformato in una promessa di felicità quello che per loro restava un gioco divertente e fantastico. Fu una ininterrotta stagione di successi e difficoltà, trionfi e disagi. Fino alla drammatica frattura e alla fine dell'intenso legame. Italo Moscati racconta da par suo il "romanzo prodigioso" di due bambini di eccezionale talento, cui la sorte riservò esistenze molto diverse, dopo l'infanzia magica vissuta insieme nella felicità della musica.
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“Col presente libro mi propongo di fissare alcuni ricordi che si riferiscono a varie epoche della mia vita. Mi auguro di attirare in tal modo l'attenzione di coloro che nutrono interesse per la mia musica e per la mia persona. Sarà dunque non tanto una biografia, quanto un semplice racconto nel quale avvenimenti importanti prenderanno posto accanto a fatti di scarso rilievo; ma gli uni e gli altri hanno per me un certo significato e voglio riferirli facendo appello alla mia memoria. Non potrò naturalmente limitarmi a una nuda esposizione dei fatti. Evocando i miei ricordi dovrò necessariamente parlare delle mie opinioni, dei miei gusti, delle mie preferenze e dei miei odi. Ma so fin troppo bene quanto tali sentimenti mutino con il trascorrere del tempo. Per questo mi guarderò bene dal confondere le reazioni di oggi con quelle provate nelle diverse epoche della mia vita. Altre ragioni ancora mi spingono a scrivere questo libro. In numerose interviste da me concesse, i miei pensieri e le mie parole, e persino certi fatti, sono stati spesso snaturati al punto di divenire assolutamente irriconoscibili. Oggi mi accingo a questo lavoro con il proposito di presentare al lettore la mia vera immagine e dissipare tutti i malintesi che sono sorti attorno alla mia opera e alla mia persona." Con uno scritto di Pierre Boulez.
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Sottotitolo: Un viaggio nel cuore del felino. Il gatto è un dio. Come un dio, prova un senso di inconfondibile distacco nei confronti dell'uomo, che osserva in un silenzio misterioso. Il gatto è una creatura della notte. Con demoni e spiriti condivide malizie e seduzione, e una crudeltà giocosa che lascia insieme affascinati e turbati. Il gatto è il più antico abitante del nostro immaginario. Altero, solitario, opportunista. Nonostante millenni di convivenza, nessuno di noi può dire di conoscerlo davvero. Ma non Jeffrey Moussaieff Masson, che al comportamento dei gatti e alle loro emozioni dedica questo piccolo libro insostituibile, ricostruendo il complesso universo della vita felina. Osservando da vicino i suoi cinque gatti, Masson individua nove emozioni antichissime - narcisismo, appagamento, attaccamento, gelosia, paura, rabbia, curiosità, giocosità e amore -, di cui racconta le molteplici manifestazioni con la felicità di un moderno Konrad Lorenz. Come nel caso dell'etologo austriaco, il luogo ideale per provare a comprendere il gatto e i suoi segreti è la casa, dove anche ciascuno di noi, alzando gli occhi dalla pagina, potrà riconoscere le imprevedibili relazioni che legano i gatti ai loro simili, il diverso trattamento che riservano a bambini e adulti, il forte rapporto con il territorio, la distanza che li separa dai loro antenati selvatici. Da questo racconto - non privo del mistero e dell'avventurosità che da sempre sono sinonimi di gatto - prende forma la mappa completa della Vita emotiva dei gatti, e arriva la conferma di ciò che chi ama i gatti da sempre sa: per gli uomini che condividono la propria vita con loro, la ricompensa è straordinaria, perché è impossibile obbligare un gatto a fare quello che vogliamo, e nella sua indipendenza si rivela la misura autentica del suo affetto per noi.
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Esaurito“Ero a Stoccolma, a un congresso per la pace. Conoscevo quasi tutti i delegati, ma ne notai uno che non avevo mai visto: alto, con i capelli grigi e un'aria tra rustica e principesca; indossava un abito di taglio sovietico, con portamento distinto. Chiesi chi fosse. 'E' il più grande poeta vivente' rispose un libanese..... Scoprii che era turco e trovai, nell'esposizione di libri all'entrata del congresso, parecchie traduzioni di sue poesie e commedie in lingue accessibili. Quando tornai a riprendere la conversazione, conoscevo per sommi capi le tappe della sua vita di rivoluzionario, e quanto i suoi versi mi piacessero. 'Se ti piacciono' disse Hikmet 'perché non li traduci in italiano?' 'Proviamo' dissi io" (Joyce Lussu) La vita del grande poeta raccontata come un godibile romanzo. Il testo contiene una conversazione fra l'autrice Silvia Ballestra e Joyce Lussu.
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Il gioco degli abbinamenti tra musica e birre. Oggi anche l’Italia è sempre più lanciata verso la produzione di craft beer, ovvero la birra artigianale, ma per far questo sono dovuti cadere molteplici luoghi comuni. La birra, infatti, non è un’unica bevanda chiara, gassata, dissetante. Al contrario, ha tanti stili diversi e ogni stile ha il suo colore, la sua schiuma e la sua gradazione alcolica; ha il suo bicchiere di servizio, le sue caratteristiche di spillatura e, ovviamente, la sua musica d’accompagnamento. Bere una English Ipa, in una public house di Londra, ascoltando i Clash, può essere totalmente diverso che ascoltare Frank Zappa sorseggiando un Barley Wine stravaccati sul divano di casa. Canticchiare i Velvet Underground degustando un Lambic a Bruxelles è un’esperienza differente dal dissetarsi con una Pils ceca nel bel mezzo di una dancehall in agosto. E poi: la birra può essere maturata in legno così come un buon dj può trasformare un vinile in un vero e proprio strumento, l’amaro luppolato di una American Pale Ale può risultare ancor più fresco della chitarra dei NOFX. A suon di pinte vuole essere un viaggio tra le birre, con un motivo musicale in testa per ogni bevuta, per dare una storia passata e futura alla nostra bevanda preferita e per non farci più prendere in giro dagli amici stranieri per i pochi litri pro-capite consumati nel Belpaese.
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Dopo 33 giri di rosso prosegue con questo secondo volume il viaggio in compagnia della musica e del vino d’autore. Se il precedente capitolo era nato all’insegna della lentezza e della meditazione, in questo caso l’approccio è molto più immediato, mosso dall’energia del rock: quarantacinque anni di musica attraverso le canzoni simbolo di ciascun anno. Non necessariamente le più vendute, ma certamente quelle che non si possono dimenticare, così come le quarantacinque etichette di piccoli vignaioli che ne guidano l’ascolto con un buon bicchiere di bianco. Revolution dei Beatles e il Moscato di Ezio Cerruti, London Calling dei Clash e la Garganega di Angiolino Maule, That Joke Isn’t Funny Anymore degli Smiths e il Grillo di Marilena Barbera, Man on the Moon dei Rem e il Catarratto di Francesco Guccione: sono solo alcuni assaggi di un nuovo percorso di abbinamenti tra vignaioli e rocker, alla ricerca di (in)sospettabili armonie.fantastico e nostalgia della natura, fusi in uno straordinario zoo surreale.
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Questo libro è un atto d'amore. Per la musica. Per i suoni. Per lo strumento, la tromba, compagno di strada di una vita. Dentro c'è tutto l'universo di un artista sempre più apprezzato e conosciuto sia in Italia sia all'estero. C'è il legame con le radici sarde, i silenzi di una campagna selvaggia rotti dal fruscio delle foglie e dai belati delle pecore. C'è la scoperta della vocazione musicale e il severo tirocinio di un artista. C'è l'incontro con Miles Davis, modello e ispiratore di sempre. E c'è un'idea della musica come esplorazione incessante di paesaggi sonori. La tromba di Fresu ha dato lustro alla nouvelle vague del jazz europeo, le sue incursioni nel pop e nella musica colta hanno contribuito ad aprirle nuove strade, la sua passione e generosità hanno aiutato ad avvicinarla a un pubblico sempre più ampio. Fresu si narra qui con voce semplice e intensa, rivelandoci oltre al musicista il maestro, l'organizzatore culturale, il viaggiatore innamorato dell'Africa e di Parigi, il tessitore di magie, di incontri e di storie.
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Un saggio sulla musica progressive inglese (e non solo) degli anni '70 che, traendo spunto dall'esperienza personale dell'autore, traccia la storia del genere nel suo periodo fulgido (1969/1975). L'analisi del fenomeno parte dai prodromi (1965/1969) che hanno determinato le basi su cui il prog si svilupperà, per poi passare alle caratteristiche basilari, i migliori dischi, le cause del declino e i nuovi scenari. Il testo include un ampio capitolo sulla scena italiana, monografie dettagliate sui gruppi inglesi principali (Genesis, ELP, Jethro Tull, Pink Floyd, VDGG, King Crimson, Gentle Giant, Yes), un'ampia discografia per neofiti, quasi duecento note esplicative, traduzioni di alcuni testi o parte di essi, testimonianze, sitografia e bibliografie.